Il 1999 è stato un anno fantastico per te. Cosa ricordi di quel periodo a distanza di questi anni?
“Ricordo tutto: dalla sconfitta in Coppa Italia al titolo con Varese, la Supercoppa e l’Europeo con la Nazionale. Ho impresso nella mente qualsiasi cosa: i compagni di squadra, il pre e il dopo partita. Quell’anno è stato eccezionale perché, con quella vittoria dello scudetto, sulla maglia del Varese rimane la stella cucita per quell’impresa. Inoltre io sono nato e cresciuto lì.. Conoscevo tutti, e chiunque lì mi ha visto praticamente nascere fino a scendere in campo. Per chi nasce in una città e la porta a vincere lo scudetto è qualcosa di indescrivibile”.
Quali sono i giocatori più forti contro cui hai giocato?
“Ho avuto la fortuna di giocare contro Toni Kukoc, Aleksandar Dordevic, Predrag Danilovic e Arvydas Sabonis. Ho incontrato i migliori giocatori europei dal ’97 fino al 2004. A livello di nazionale farei un torto agli amici, quindi ti dico solo questi 4 stranieri”.
Come vedi la situazione del basket italiano?
“Non siamo in un periodo particolarmente d’oro. Abbiamo due giocatori NBA, abbiamo giocatori da Eurolega, ma poi facciamo fatica a livello di Nazionale. E’ un momento stazionario del nostro campionato: bisogna rifondare un pò tutto, investire sul settore giovanile e migliorare le strutture. L’entusiasmo non manca e la voglia di fare c’è. Questo accordo con Eurosport è un ottimo segno”.
A tal proposito, di cosa ti occuperai con Eurosport?
“Commenterò il campionato italiano e qualche partita di Eurolega. Commento la pallacanestro da 4 anni a questa parte. Stavolta sono accompagnato da Meyers e da Sconochini, con cui formo una squadra eccezionale”.
Sei un appassionato di musica? Cosa ascolti?
“Il mio artista preferito è Jimi Hendrix, e adoro il Jazz. Ultimamente con le mie bambine ascolto lo Zecchino d’Oro haha.”
Nel basket le sneakers sono importantissime. Te ne intendi?
“Sinceramente non molto, ma da giovane il must per me erano le Jordan. Io solitamente ne provavo un paio a inizio stagione e prendevo lo stock di quelle che per me erano più comode, così da utilizzarle per il resto dell’anno”.
Ho letto “Open” di Andre Agassi dove racconta che da piccolo è stato costretto dal padre a giocare a Tennis, arrivando a diventare il migliore del mondo in quello sport, ma al punto di odiare a morte quella disciplina. Tu, essendo figlio di una leggenda del basket, hai avuto lo stesso conflitto di Agassi o per te è stata una fortuna?
“Ho avuto la fortuna di non essere incanalato nella pallacanestro, ma è stata una mia scelta. Non ho avuto pressioni di alcun tipo, ma era una cosa che in primis piaceva a me. Le pressioni sono nate dopo, ma dall’esterno. Ci sono stati tanti paragoni, ma era anche il primo caso nel basket in cui il papà era il migliore di tutti i tempi nella pallacanestro italiana, quindi il mio cognome mi ha messo molta pressione addosso, ma non in famiglia. E’ andata abbastanza bene però!”
Ringrazio Eurosport e Connexia per l’invito e Andrea Meneghin per la sua disponibilità.
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