Sei stato svelato a sorpresa come nuovo membro del team di Eurosport per PyeongChang 2018. Come ti senti?
“Non vedo l’ora, e voglio avvicinare ancora di più gli appassionati all’azione. Quando gareggiavo cercavo sempre di superare i miei limiti e di sfidare me stesso, quindi per me è davvero avvincente far parte della ricerca di Eurosport, che ha l’obiettivo di aprire nuovi orizzonti e offrire nuove tipologie di contenuti mai visti prima alle Olimpiadi. E’ una rivoluzione.”
Qual era la tua specialità di sci alpino preferita?
“In realtà tutte e cinque. Nella mia testa ero uno sciatore “five-event” e lo sarò per tutta la vita. Quando ho fatto il primo Mondiale ero pronto a tre specialità: Super, Slalom e GS, ma vedere Aamodt essere così vincente in tutti e cinque gli eventi mi ha motivato a fare lo stesso.”
Com’è stato ritirarsi e rinunciare alle Olimpiadi 2018?
“Non è stata una decisione difficile, dato che oggi ho una certa età. Come dice Aamodt, sciare è per giovani, e io ho trascorso un sacco di tempo a salire e scendere dalle piste. Ho amato questo sport e sono fortunato ad aver avuto una carriera così lunga, che mi ha permesso di togliermi tutte le soddisfazioni. Sono felice che dopo tutti questi anni le mie gambe funzionino ancora piuttosto bene. Sarà bello vedere i Giochi Olimpici da un’altra prospettiva con Eurosport.”
Come si diventa campioni Olimpici?
“Nel mio caso con la fortuna! Ho vinto un sacco di medaglie perché sciavo bene, ma quella d’oro alle Olimpiadi è stata davvero questione di fortuna. Avevo sciato malissimo ed è stato un miracolo finire lo slalom.”
Qual è il tuo primo ricordo dello sci?
“Il primo ricordo è legato alla mia famiglia, dato che sciavo su una collinetta dietro casa nostra. Per me lo sci era come giocare sulla neve.”
Il primo legato alle Olimpiadi?
“Ricordo che non avevo la tv in casa, e le vedevo in VHS nel videoregistratore a casa di mia nonna. Per me era davvero un mondo affascinante!”
La cosa più folle che hai fatto?
“Ricordo che quando mi allenavo cercavo delle tecniche per spingermi al limite, ma che poi non riproponevo in gara perché mi riuscivano una volta su dieci. Volevo vincere a tutti i costi a Wengen e, nonostante avessi le gambe a pezzi, ho azzardato molto provando a fare qualcosa che sarebbe andata bene con una media dell’1%. Una volta superato il traguardo, nonostante fosse andato tutto liscio, ero stremato. Avevo una sola possibilità, ma se non avessi provato non avrei potuto parlarne negli anni a venire.”
Qual era la tua giornata tipo prima e com'è ora?
“Attualmente mi dedico molto ai miei quattro figli. Li sveglio, preparo loro la colazione, li porto a scuola, li faccio giocare, riposino e poi ripeto lo stesso il giorno dopo e così via. Lo adoro. Prima ero concentrato solo su di me: sull’allenamento, sulla preparazione e sulle gare.”
Quante ore ti allenavi al giorno?
“Dipende, perché solitamente io aspettavo più tempo rispetto agli altri. C’era chi iniziava la preparazione in Estate, mentre io volevo che il mio corpo fosse totalmente pronto, quindi avevo un periodo off più lungo. Quando iniziavo però facevo 4-5 ore al giorno di allenamento, e facevo due o tre eventi a sessione.”
Ascoltavi musica prima di una gara?
“Ci ho provato all’inizio della mia carriera, ma non mi faceva bene. Il problema era che quando uno ascolta musica si sente alla grande, si sente un duro, ma poi quando deve gareggiare deve toglierla e quindi si scarica emotivamente. Quella parte di silenzio mi pesava troppo.”
Qual è il tuo genere preferito?
“Ascolto di tutto, ma il mio genere favorito è la Techno. Mi piace anche il Reggae quando voglio rilassarmi.”
Ringrazio Bode per la disponibilità, Nadia di OPRG per aver organizzato l’intervista ed Eurosport per l’invito.
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