Ci conosciamo da tempo, visto che hai da sempre connesso le tue grafiche al mondo del Rap. Come hai iniziato?
“Sono nato e cresciuto a Torino, città che adoro e che non cambierei. Ho studiato grafica, e la passione da illustratore l’ho sempre curata da autodidatta. Per due anni ho cercato di migliorare il mio stile ed un anno intero l’ho dedicato per realizzare delle fan pic dei rapper. Sono sempre stato un grande fan del Rap, e in pratica prendevo le foto dei rapper e le ridisegnavo, proprio come avevo fatto anche con te e con tuo fratello. Nello specifico ha funzionato con Danti, che mi ha poi invitato in studio per collaborare. Io avevo 19 anni, quindi puoi immaginarti quando il tuo rapper preferito ti chiama per fare qualcosa insieme.. Ero gasatissimo!”
Quindi non conoscevi nessuno.. Tutti i rapporti sono nati grazie a queste illustrazioni?
“Esatto. Non conoscevo nessuno e tutto è nato facendo le grafiche per Danti, e poi per Max Brigante. Anni dopo, aprendo lo studio, ho intensificato i rapporti visto che non ero più un ragazzino, ma avevo realizzato una vera e propria struttura.”
Con quali artisti hai collaborato e come?
“Non riesco a farti un elenco, perché in realtà faccio prima a dirti quelli con cui non ho collaborato. All’appello ne mancano veramente pochi: Marra e Fibra forse. Con tutti gli altri bene o male ci ho lavorato. La prima ondata è stata incentrata sulla realizzazione dei loro siti web: da J-Ax a Fedez, da Guè Pequeno a Tanta Roba, da Zona Uno Booking ai Two Fingerz e così via. Essendo in quell’ambiente il passa parola era a macchia d’olio. Ti faccio un esempio: quando ci ha chiamato Dj Harsh per fare il sito di Zona Uno, andiamo in studio e poco dopo da una stanza esce Fedez, poi spunta J-Ax, poi Guè, Don Joe e in una botta li abbiamo presi tutti. Sembrava il parco giochi, visto che vedevano dei siti che all’epoca non aveva nessuno e li hanno voluti subito. Ora la roba del sito web è andata un pò a scemare, ma in quel periodo era molto importante averne uno”.
Collaborare con i rapper a volte può essere molto borderline; qual è un avvenimento o una richiesta insolita che ricorderai per sempre?
“Sicuramente quando Danti mi ha chiesto di fare il video di “Burattino” (per vederlo clicca qui). Lui aveva già chiesto a dei videomaker, ma non era convinto di come stesse venendo il clip. Un giorno ho ricevuto la sua chiamata in cui mi chiedeva se potevo farlo io. Alla fine è stato tutto uno sperimentare e fortunatamente è andato tutto bene, ma c’era l’eventualità che potessi non consegnarlo mai. Tutto il concept, il personaggio, è stato disegnato da me. La canzone aiutava molto essendo piuttosto esplicativa e didascalica. E’ stato un lavoro molto lungo. E’ stata una grande soddisfazione vedere che in tanti si erano tatuati il mio disegno. Proprio da questo principio è nata l’idea di un brand.”
Stavo proprio per chiederti come avessi evoluto la tua passione lanciando DISAGIO CLOTHING! Dicevi?
“Io ai tempi avevo disegnato il merchandising dei Two Fingerz, dei One Mic, di Raige, e quando andavo ai concerti vedevo i loro fan con indosso le maglie realizzate da me. Questa cosa mi gasava, visto che mi piaceva fare t-shirt. Quella con scritto “Disagio” era piaciuta particolarmente più delle altre, e così è nato il brand. Inizialmente non c’era l’idea di creare una marca e di aprire un negozio, sono state delle conseguenze.”
Quindi anche la scelta del nome DISAGIO è stata casuale?
“Esattamente. Anche la scritta che ricorda Obey dimostra che non volevo fare un brand. All’inizio questo era un problema, mentre ora ho stravolto il logo in mille modi, ma tutto deriva da quanto ti ho detto”.
Con l’avvento dei fashion blogger sei sommerso di richieste anche di tanti improvvisati. La più assurda?
“Me ne arrivano tantissime. Ricevo richieste di collaborazione senza presentarsi o senza spiegare cosa fanno. Sono io che devo andare a vedere e ad informarmi su di loro, ma nella maggior parte dei casi non fanno niente. Dovrei controllare nei miei screenshot, visto che me li salvo tutti”.
Domenica ci sarà un super evento nel tuo store con Guè e Shade. Cosa prevedi, e come mai hai scelto loro?
“Si tratta del terzo evento DISAGIO, senza contare i vari in-store. Il primo era con Shade, Raige e Rayden, mentre il secondo era con Ensi e Vegas Jones. Prevedo il delirio, e c’è già la via che trema. Tutti quelli che vedono il manifesto sono spaventatissimi per quello che potrebbe accadere. Dopo di questo, per un pò non faremo più eventi; ne abbiamo fatto uno per ogni collezione che è uscita, anche perché non saprei chi chiamare allo stesso livello di Guè. Ho sempre pensato a lui come ospite per un evento di questo tipo, ma visto che tra me e me pensavo che non avrebbe mai accettato, inizialmente non prendevo in considerazione questa possibilità. Ho provato a contattare altri artisti, molto meno in voga di lui, che però non mi hanno dato feedback entusiasti. Dato che comunque avevamo il numero di Guè, parlando con gli altri ragazzi abbiamo provato a sentirlo ed ha accettato subito. Siccome ci aspettiamo molta gente, abbiamo realizzato dei bracciali che daremo a chi acquista i pezzi della nuova collezione, per dare loro la priorità d’ingresso nello store. Cercheremo di accontentare tutti, ma negli altri eventi è capitato che persone in fila per tre ore poi non abbiano fatto in tempo ad incontrare gli artisti”.
Dopo la collabo con i Van Orton stai per lanciare una nuova collezione. Ce ne parli?
“Soffro il fatto che per alcuni possa essere visto come un merchandising e non come un marchio, quindi la collaborazione con i Van Orton è servita per alzare il target e risultare come un brand vero. Ha funzionato molto ed è andata sold-out in un mese tra sito e negozio. La collezione passata era molto incentrata sui social network, sull’andare in sbatti per i like, sul mondo dei blog. Questa nuova gioca molto sul bombardamento dell’informazione, sulla pubblicità, sui neon. Ho cercato di comunicare il brand come farebbe una multinazionale. I colori sono pastello, perché erano quelli usati negli advertising degli anni ’70, a cui appunto si ispira la nuova linea.”
A me è piaciuta molto! So che vivi ogni lancio con grande apprensione e coinvolgimento. Qual è la tua giornata tipo?
“Dalle 9.30 alle 18.00 sono in studio a fare grafica e siti web. Dopo passo in negozio e in serata preparo i post per i social.. Dormo davvero poco! Aprendo il negozio pensavo che lo sbatti diminuisse, invece gli impegni sono aumentati in modo esponenziale.”
Spero anche i guadagni di conseguenza!
“Haha certo! Il negozio era fondamentale per dare una maggior credibilità al brand e non risultare una marca che stampasse e spedisse t-shirt.”
Con chi sogneresti di collaborare?
“La mia idea è di collaborare con illustratori e grafici, piuttosto che con altri marchi di abbigliamento. Sarebbe figo fare una capsule con Dargen! Non sarebbe così scontato anche perché i suoi dischi sono sempre da scoprire e da capire. Lo stesso vale per DISAGIO, che a primo impatto può sembrare una scritta simile ad Obey, ma quando vai oltre e scopri le collezioni ti rendi conto che c’è molto altro.”
Mentre lavori ascolti musica?
“Quando faccio un lavoro per un artista ascolto solo quel rapper per entrare nel mood. Quando invece creo le mie grafiche non vado random con pezzi a caso, ma ascolto sempre dischi interi. Pochissima roba internazionale, solo Rap italiano. Ultimamente sto ascoltando i vecchi dischi di Guè”.
Qual è la tua illustrazione preferita? Il tuo masterpiece?
“La cover di Danti di “Ritorno Al Futuro” è quella a cui sono più legato. Era il mio primo lavoro ufficiale ed inoltre era hostato da Fabri Fibra di cui sono un fan sfegatato. Nella nuova collezione c’è una t-shirt con una texture con tutte facce. Quei volti sono nel mio hard disk da quattro anni e quella del dittatore coreano Kim Jong-Un che per metà è Terminator è la più bella che ho realizzato. Ho aspettato anni prima di farla uscire”.
Ora un pò di domande a bruciapelo: sneaker preferita?
“La Air Max 97 Silver”.
Brand preferito?
“Obey”.
Designer preferito?
“Shepard Fairey. Conta che sono andato a Napoli da solo per vedere la sua mostra”.
Artista musicale preferito?
“Jay Z”.
Pezzo preferito?
“Holy Grail. Italiano “Il Mio Mondo Le Mie Regole” dei Club Dogo”.
Qual è stata l’esperienza più bella che hai vissuto grazie al tuo lavoro?
“Il periodo in cui è stato realizzato “Burattino” lo ricordo molto volentieri. Anche quando mi chiamava Hip Hop TV per curare il profilo Instagram durante i B-Day. Poi da super fan del Rap ti puoi immaginare quanto fossi gasato in quelle occasioni”.
Che ne pensi dei brand che ti copiano?
“Mi da fastidio, ma fino a un certo punto. Mi rompe quando nascono, ma se lo fanno a distanza di quattro anni non mi tocca più di tanto.”
Nuovi progetti e collaborazioni?
“Sicuramente curerò le grafiche del nuovo disco di Shade. Con DISAGIO collaboreremo con un brand di Milano e a Settembre creeremo la prima linea da donna, sviluppata insieme ad una designer di Torino.”
So che conosci Surfablog.Com da tempo. Segui il mondo dei blog?
“Sì sì, seguo spesso il tuo. Ai tempi mi piaceva molto quello del tuo amico Tigreblog (Luca Scalia), che ora purtroppo si è inchiodato. Leggo in generale molte interviste. Al momento non visito molti blog.. Vado sul tuo, dove trovo tutto.”
Ringrazio Pool per l’intervista! Era una cosa in programma da tempo e sono contento che abbiamo trovato il momento più adatto per pubblicarla. Se Domenica siete free, vi consiglio di fare un salto al suo evento, dove sarò presente anche io.
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