martedì 6 settembre 2016

SURFABLOG.COM INTERVISTA IL PRESIDENTE DELL’MLS MARK ABBOTT

Nei giorni scorsi io ed Exo siamo volati a New York per conto di Eurosport, per vivere un’esperienza incentrata su due eventi sportivi in loro esclusiva: gli US Open e l’MLS. Da oggi, pubblicherò sul blog almeno un post al giorno legato a questo viaggio per raccontarvi le nostre attività e condividerle con voi.
Una delle tappe di queste giornate a NYC consisteva nella visita della sede centrale dell’MLS e l'intervista al Presidente in persona, ovvero Mark Abbott.
Mark è nato nel 1964 a Wigston, in Inghilterra, ed ora risiede a Greenwich nel Connecticut. E’ considerato l’architetto del business plan dell’MLS. E’ stato nominato Presidente e Commissioner nel Giugno del 2013 ed inoltre è stato determinante in molti sviluppi della lega, essendo stato il primo dipendente dell’organizzazione nel 1993.
Per chi non lo sapesse, MLS è l'acronimo di Major League Soccer, ed è il massimo campionato di calcio per club di USA e Canada. La lega venne fondata nel 1993, parallelamente all’organizzazione dei Mondiali di calcio negli Stati Uniti, e posta sotto l’egida della federazione calcistica statunitense (USSF). La prima edizione del campionato si disputò nel 1996.
Vai su “Continua a Leggere”, per la lunga intervista a Mark Abbott, che sicuramente vi offrirà numerosi spunti, nonostante il calcio da noi sia uno sport centenario, mentre negli USA rappresenta una recente novità.


Com’è nata l’MLS?
“La lega è stata fondata nel 1993, ma è stata avviata ufficialmente dopo i Mondiali del 1994. La FIFA aveva visto gli USA come il più grande mercato commerciale che non avesse ancora una lega calcistica. La federazione americana si era ripromessa di utilizzare il Mondiale per dar vita ad una lega statunitense. Sono passati 22 anni da USA ’94, ed oggi è cresciuta un’intera generazione. In America c’è molta attenzione ai bambini e in questo caso dovevano praticare questo sport e diventarne fan. Quella generazione è cresciuta diversamente rispetto a quelle precedenti ed il calcio era alla loro portata”.

Quali saranno i prossimi investimenti da parte della lega?
“Saranno su due fronti: migliorare il prodotto e aumentare i supporters”.

Che si intende con migliorare il prodotto?
“Per migliorare il prodotto intendo che dobbiamo aumentare il livello della qualità in campo, investendo su giocatori stranieri e star internazionali come David Villa. Al tempo stesso dobbiamo far crescere i giocatori della nazionale, perchè quando gli USA disputano i Mondiali, ogni partita viene guardata da oltre 26 milioni di persone. E’ un numero incredibile e l’unico evento sportivo che ci si accosta è il Super Bowl. Per far sviluppare il vivaio suddividiamo i giovani in 3 categorie: 14, 16 e 18 anni e crescono attraverso delle accademie sportive. Così come in altre leghe americane, anche per l’MLS c’è il draft, che è crea un enorme stimolo sia per le squadre che per i giocatori stessi”.

Per quanto riguarda l’aumentare dei fan cosa avete in programma?
“Dobbiamo permettere loro di vivere un’esperienza sempre migliore, e per farlo dobbiamo investire sulle strutture. Abbiamo degli stadi fantastici di baseball e di football, probabilmente i migliori al mondo, ma non sono stati costruiti per i criteri dell’MLS. Vanno bene per i Mondiali, ma sono troppo grandi per il campionato. Per ogni partita di MLS infatti la media è di 22.000 spettatori, noi ne siamo orgogliosi, ma è necessario che siano costruiti stadi adatti a questo numero di persone. Non è semplice costruire queste strutture, specie in città come New York, dove credo che per questo tipo di progetti sia il posto più complesso del pianeta, e per questo motivo i New York FC giocano nello Yankees Stadium. Nel 1999 i Colombus, in Ohio, hanno costruito il primo stadio calcistico negli States. Gli stadi sono fondamentali per la crescita della lega, ma anche l’atmosfera al loro interno ha un ruolo primario. I tifosi devono stare vicino al campo, essere accolti con convenzioni e anche da casa devono avere l’opportunità, grazie ai media, di essere aggiornati in tempo reale sulla propria squadra. Ad oggi l’MLS è distribuita in oltre 160 Paesi”.

Altre strategie in previsione?
“Vogliamo estendere la lega, che è un concetto non molto comune nel calcio europeo. Vogliamo aggiungere nuove squadre. Siamo partiti nel 1996 con 10 franchigie ed ora ne abbiamo 20. Il prossimo anno ne saranno aggiunte altre due: una in Minnesota ed una in Atlanta, e quest’ultima già si prevede che sarà una squadra di successo, visto il calore dei tifosi già da ora. Nel 2018 nascerà una seconda squadra a Los Angeles, così come a New York che ha già due team”.

Perché avete costruito una lega di calcio con i tipici canoni americani, quindi con playoff e draft?
“Il gioco sul campo deve essere uguale a quello europeo, però come struttura ci ispiriamo a quella dell’NFL, dell’MLB e dell’NBA che hanno avuto un enorme successo nel corso degli anni. Il nostro scopo è quello di combinare le due cose”.

Cosa ne pensa del fatto che i giocatori americani farebbero bene a crescere in Europa dove il livello è più alto?
“Penso che le opportunità che ricevono di giocare in MLS siano importantissime per il loro futuro. La lega è costruita appositamente per fornire ai calciatori la formazione ideale”.

E’ dura competere con altre leghe o con realtà come la Champions League?
“E’ ovvio che la Champions League è uno spettacolo, ma qui è seguita solo da una parte dei tifosi. Chi ama il calcio vuole seguire in primis la propria squadra e successivamente una partita di Champions”.

In Europa la Champions League è la competizione più prestigiosa. Perché non ne fate una in America?
“E’ un progetto in fase di sviluppo, in cui le squadre statunitensi si sfidano contro quelle messicane e quelle canadesi. Stiamo cercando di capire quando dare il via al tutto”.

Prima ha detto che è importante anche la presenza di calciatori stranieri nella lega. La Cina è diventata un diretto concorrente per voi?
“I giocatori che solitamente vanno in Cina per noi non sono gli stessi che vengono qui. Non sono solo calciatori che sono al termine della loro carriera. Un esempio è Giovinco, o Pirlo, che quando è venuto aveva appena disputato una finale di Champions League e quindi era al top della sua carriera. Una volta iniziata la sua esperienza qui è stato contattato dall’Inter, ma non è voluto andare per come si trovava bene da noi”.

Così come l’NBA e l’NHL, avete in mente di aprire un MLS store a New York?
“Non è nei nostri piani, visto che abbiamo già un negozio digitale ed ogni squadra ha il suo”.

Qual è stato il giocatore più rappresentativo nella storia dell’MLS?
“Sicuramente David Beckham. Quando è arrivato lui abbiamo ricevuto un’attenzione incredibile. Inoltre la sua esperienza ha stimolato altri giocatori ad approdare nella lega”.


E’ vero che attualmente i bambini negli States giocano più a calcio che a basket?

“Probabilmente il basket è ancora il primo sport praticato negli USA ed il calcio è al secondo posto. L’aspetto più interessante è la crescita incredibile che qui ha avuto questo sport negli ultimi anni, rispetto agli altri”.

L’anno scorso l’Italia ha introdotto l’inno della Serie A composto da Giovanni Allevi. Essendo gli Stati Uniti famosi anche per le loro numerose star musicali, pensa che l’inno dell’MLS sostituirà quello nazionale?
“L’inno nazionale ci sarà sempre prima di ogni evento sportivo negli Stati Uniti. Abbiamo già un anthem quando i giocatori entrano in campo ed io lo uso come suoneria”.

Quando pensa che gli Stati Uniti saranno in grado di vincere un Mondiale?
“Sono solo cinque le nazionali che hanno vinto un Campionato del Mondo, quindi non si può fare una previsione. Il nostro obiettivo è quello di diventare sempre più temibili e competitivi”.

Ringrazio Eurosport e lo staff dell’MLS per questa opportunità, e Mark Abbott che, oltre ad essere molto disponibile, ha dato delle risposte e degli spunti che, se messi in pratica in Italia dove il calcio è seguito ed amato già dalla stragrande maggioranza delle persone, sono sicuro che potrebbero eliminare i numerosi problemi presenti nelle società e nei tifosi delle squadre.
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