Ci sono tanti attaccanti forti all’Inter e tu sei uno di quelli. Come ti alleni per essere un titolare inamovibile?
“Non è importante per me quanto duri la mia partita. Per me conta far vincere la squadra, perché solo così diventiamo un gruppo forte e compatto. Il mio scopo è dare il massimo sia se parto dai primi undici sia se subentro durante il match”.
Quali sono le differenze principali tra gli allenamenti che fai ora con l’Inter rispetto a quelli che facevi in passato con le altre squadre?
“Sinceramente non cambia molto a livello professionale e di intensità. Può cambiare l’allenatore, quindi di conseguenza i dettagli dell’allenamento, ma in realtà sono sempre gli stessi gli esercizi”.
Visto che sei in Italia dal 2005, hai cambiato nel corso degli anni il tuo allenamento?
“Il gioco è cambiato molto negli ultimi anni, quindi essendoci nuovi macchinari, di conseguenza anche le metodologie di allenamento sono diverse rispetto a prima. Quando sono arrivato in Italia ci si allenava molto di più in palestra per potenziare i propri muscoli. Oggi invece è cambiato, infatti ci si allena molto sulla rapidità e la stabilità. Anno dopo anno anche la velocità del calcio è cambiata notevolmente, quindi la parte fisica è fondamentale. In fondo il nostro corpo è la nostra vera e propria macchina”.
Qual è stato l’allenatore con cui ti sei divertito maggiormente durante gli allenamenti?
“Non ce n’è uno in particolare. Ogni allenatore alterna la parte dura dell’allenamento a quella più divertente”.
Sia oggi che a Febbraio, quando ci siamo visti, hai ribadito ai ragazzi quanto sia importante fare sacrifici ed impegnarsi seriamente per raggiungere i propri obiettivi nel calcio. Tu hai un ricordo di un avvenimento particolare di quand’eri giovane, che ti ha fatto capire che ce l’avresti fatta?
“Quando avevo tredici anni ho partecipato ad un torneo in Brasile e subito dopo sono stato contattato da tre o quattro squadre diverse. Andare a giocare nel settore giovanile di una di esse comportava però grandi sacrifici, come lasciare la mia famiglia. Fare questi sforzi è stato indispensabile per diventare il professionista che sono oggi. Da giovane però è difficile fare certe rinunce, perché mentre i tuoi amici il sabato o la domenica uscivano per andare a ballare, io dovevo rimanere a casa e stare concentrato sulla partita della mattina dopo”.
In estate hai disputato un Europeo che ha stupito tutti i tifosi italiani, e anche in campionato stai correndo molto ed aiutando la squadra. In quel poco tempo che ti è rimasto tra Euro 2016 e la Serie A, come ti sei allenato?
“A differenza di molti attaccanti che pensano solo al goal e poco a correre, io quando entro in campo do tutto me stesso per aiutare la squadra, perché si vince anche in questo modo. Dopo l’Europeo, dopo un anno che non ti fermi, il corpo deve pur riposare, ma al tempo stesso in quel tempo che mi è rimasto dovevo mantenere la forma fisica”.
Ringrazio Elisa e Nike Football per l’invito. Eder per la sua disponibilità.
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