mercoledì 14 settembre 2016

SURFABLOG.COM INTERVISTA DAVID BRUCE: DIRETTORE MARKETING DELL’MLS

Una delle tappe delle giornate a New York per conto di Eurosport consisteva nella visita alla sede centrale dell’MLS.
Dopo aver intervistato Mark Abbott, ovvero il Presidente della lega (per leggere il post clicca qui), subito dopo ho avuto il piacere di parlare con David Bruce, il direttore marketing dell’Major League Soccer.
David è la mente che sta dietro le strategie commerciali e social dell’MLS. E’ nato nel 1980, a Sunderland, in Inghilterra, dove si è laureato nel 2004. Fino al 2010 ha lavorato in giro per il mondo e nel 2012 ha progettato il logo e le grafiche delle Olimpiadi di Londra. Nello stesso anno è stato assunto a New York dall’MLS come VP, Brand & Integrated Marketing.
Vai su “Continua a Leggere” per l’intervista a David Bruce.


Sono un appassionato di loghi. Quali sono le innovazioni legate a quello dell’MLS?
“Abbiamo cambiato i colori. Per avvicinare i fan alla lega, abbiamo fatto in modo che ogni squadra possa cambiare le tonalità del logo della Major League Soccer con i propri colori”.

Perché la scelta di questo design?
“Volevamo qualcosa che fosse molto semplice e facile da riprodurre. Vogliamo essere la lega più moderna e all’avanguardia del mondo. Il calcio è lo sport perfetto per la nuova America”.

La linea in diagonale che esce dal logo è semplicemente un fattore estetico o ha un significato?
“Può essere vista in entrambi i modi. Volevamo che quella linea venisse notata per riconoscere immediatamente il logo. L’angolo di 45 gradi è cruciale, non solo nel nostro stemma, ma nei loghi in generale”.

Chi è il designer del logo, e perché ci sono tre stelle all’interno?
“Bella domanda! Abbiamo lavorato con due agenzie per questo logo. Non ce la sentivamo di escluderne una, e per la prima volta ci siamo mossi in questa direzione. Il processo di produzione è durato 8 mesi, visto che in tanti dovevano dare l’ok per approvarlo. Le tre stelle rappresentano i tre punti chiave, ovvero tre “C”: “Club”, “Country” e “Community””.

Perché uno dei punti cruciali dell’MLS è la connessione con la nazionale?
“Perché a differenza degli altri sport negli States, noi abbiamo una nazionale. Non c’è una nazionale nel football americano o nel baseball. C’è nel basket, ma non c’è storia nelle competizioni internazionali. Noi invece puntiamo a far crescere la nazionale di calcio per dare ancora più risonanza all’MLS”.

Come mai a differenza delle altre leghe americane come MLB, NFL ed NBA, il logo dell’MLS è molto semplice e pulito?
“Questo è quello che noi intendiamo per modernità e progresso. Questa è la nostra visione e l’immagine che vogliamo dare alla lega, così che anche le squadre al suo interno si adeguino e vengano rappresentate da essa”.

Qual è stata la reazione?
“Quando l’abbiamo lanciato nel Settembre del 2014, abbiamo attraversato un momento difficile. Io provenivo dall’esperienza del logo delle Olimpiadi di Londra, che aveva fatto molto discutere. Ricordo che il commissioner chiedeva spiegazioni perché era totalmente differente rispetto al precedente logo, ed era diverso rispetto a come dovrebbe essere un classico stemma negli USA. Tutto quel polverone per me era un gran segnale, perché volevamo essere diversi da tutti e quindi ci eravamo riusciti”.

Non si crea confusione ad utilizzare le parole “soccer” e “football” per lo stesso sport?
“E’ una questione di marketing. La lega appunto si chiama Major League Soccer, ma poi per esempio c’è la squadra New York Football Club. Anche in Europa la parola Football è usata per il calcio, e quella è una decisione che spetta esclusivamente ai proprietari della squadra. Dal canto nostro abbiamo sempre consigliato di utilizzare la connotazione “Soccer Club”, invece di “Football Club”.

Negli States ci sono numerose leghe di successo. Prendete spunto da loro?
“L’NBA ha sempre fatto un ottimo lavoro per valorizzare se stessa e i propri giocatori. Ma anche l’NFL e l’MLB hanno fatto lo stesso. Essendoci da più tempo di noi, prendiamo spunto da loro, ma non solo. Anche i brand europei ci stimolano e interessano molto”.

L’altra sera, allo stadio, dopo il goal di Lampard è partita sul maxischermo l’esultanza del giocatore con l’avatar di EA Sports FIFA. Che rapporto avete con loro?
“FIFA è una partnership preziosissima per noi. E’ un’altra piattaforma che avvicina i fan all’MLS. Ci sono 350.000 americani che giocano online ogni weekend al videogame. All’interno di esso vedono il logo, le maglie, chi è in panchina, e quindi conoscendo meglio questi aspetti, si legano maggiormente al calcio statunitense”.

Ci sono altre iniziative create con FIFA?
“Sì sono diverse. Cerchiamo di collegare il virtuale al reale in numerosi modi. Abbiamo lanciato il nuovo pallone della lega prima su FIFA e poi sui campi da gioco. Ed infine abbiamo lanciato un’iniziativa davvero particolare: l’avatar del calciatore che, usato online da chi gioca, segna più goal in un determinato periodo di tempo, accede direttamente senza votazione all’MLS All Star Game”.

Siete molto connessi sui social; in Italia alcune squadre hanno utilizzato il code di Snapchat come foto profilo. Anche voi le usate così tanto?
“Snapchat è enorme qui in America, in particolare per i più giovani. Abbiamo una partner strettissima con loro e, anche se ora ci sono le “Stories” su Instagram, creiamo comunque contenuti specifici su Snapchat, come ad esempio i geofiltri per gli stadi e per le partite.

Ci sono altre iniziative legate ai social?
“Sì, stiamo collaborando strettamente anche con Twitter. Tre anni fa infatti abbiamo inserito la possibilità di pubblicare foto in diretta sul maxischermo dello stadio, attraverso gli hashtag della partita in corso”.

Per concludere, qual è la maglia più venduta quest’anno?
“Dopo dieci anni non è più quella di Dempsey, ma è quella di un tuo connazionale. La 21 di Andrea Pirlo. Il marketing delle divise è molto importante per noi, e stiamo cercando di abituare i bambini ad indossare in giro le maglie dei propri idoli dell’MLS. Se vedete in giro per Sunderland dei bambini con le jersey della lega, sono io il responsabile”.

Ringrazio Eurosport e lo staff dell’MLS per questa opportunità, e David Bruce che ha dato spunti davvero innovativi ed interessanti. Speriamo che presto anche in Italia ci sia una mentalità di questo tipo, per dar vita a iniziative simili.
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