Com’è crescere essendo il figlio di Michael Jordan?
“E’ stato pressoché normale. Giocavamo insieme ai videogame, a basket in palestra ed era sempre competitivo. A basket facevamo 1 contro 1, e chi arrivava primo a 21 vinceva. Oltre a quello vedevamo film ed andavamo in vacanza. Cose normali tra genitore e figlio”.
Come trascorrevate la Festa del Papà?
“Nel modo più tipico. Io e i miei fratelli andavamo a svegliarlo e vedevamo insieme dei film western”.
Cosa regalavate ad un uomo che aveva già tutto?
“Fare regali non era semplice e c’era da ingegnarsi. Bisognava essere creativi, quindi l’opzione migliore era dargli qualcosa fatto a mano. Principalmente non era importante cosa gli si regalasse, ma come gli venisse dato. Infatti spesso gli facevamo degli scherzi. Lui ha molta paura dei serpenti e una volta gliene abbiamo messi alcuni innocui sotto le coperte. Quando è andato a dormire gli è preso un colpo e ci ha sgridati per settimane. Però è stato un momento che ancora ricordiamo tutti”.
Qual è ora il tuo rapporto con lui?
“Parliamo molto. Ci vediamo tipo due volte a settimana. Giochiamo a golf e commentiamo la stagione degli Hornets. Conversiamo molto, e ci chiede spesso consigli riguardo i suoi contratti e novità lavorative”.
Il più grande insegnamento che ti ha trasmesso tuo padre?
“Che il grande lavoro e l'impegno ripagano sempre. Ho messo in pratica questo insegnamento quando ho aperto Trophy Room. E’ stata una sfida faticosissima, che mi ha tenuto intere notti sveglio. Avere mio padre all’apertura è stato un suo grande attestato di stima e affetto nei miei confronti”.
Ps
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