Si tratta del contest di breakdance più famoso al mondo; è nato nel 1990 ed è considerato come la vetrina sull’evoluzione del breaking internazionale. Inizialmente si chiamava Breakdance International Cup e non prevedeva battle, ma solamente esibizioni coreografiche. La location della finale mondiale è sin dalla sua creazione in Germania.
Nel 2003 il BOTY è sbarcato anche in Italia ed ogni anno è un appuntamento fisso per tutti i migliori bboys che vogliono vincere il titolo italiano, in modo tale da approdare alla finale mondiale.
Sabato scorso, il Teatro Odeon era stra colmo per questa serata all’insegna del breaking. Il primo contest riguardava l’uno contro uno e Kacyo è stato il vincitore.
Dopo è arrivato il momento del G-Shock Longest Powermove Battle: si trattava di cinque sfide di resistenza, ognuna dedicata ad una powermove come ad esempio l’headspin, il windmill, il thomas e così via. Dieci bboys partivano contemporaneamente con stessa la mossa prescelta e l’ultimo che resisteva nel farla vinceva e portava a casa un G-Shock camouflage. Tra i cinque trionfatori di ieri c’è stato Kid Rey, per la categoria del windmill, che ho intervistato pochi giorni fa sul mio blog (per leggere le sue risposte clicca qui).
Infine la serata si è conclusa con la sfida tra crew. La finale è stata vinta dai De Klan che voleranno in Germania, mentre il premio per il Best Show è stato assegnato agli sfidanti in finale della crew Last Alive.
Sabato scorso il protagonista assoluto del BOTY Italy è stato Bboy Kacyo, che ha vinto sia la sfida 1vs1, che quella delle crew. Il suo nome è Giuseppe, è siciliano e vive a Roma da sette anni. Ha trentun anni e pratica la breakdance da oltre quindici. Essendo un veterano della scena italiana, ogni sua entrata era acclamata a gran voce dal pubblico e devo ammettere che per tutto l’evento mi ha davvero sorpreso. A fine BOTY ho avuto il piacere di intervistarlo ed ecco cosa ci siamo detti.
Puoi dire a chi non ti conosce, quali sono stati i tuoi risultati in passato nel BOTY?
Con la vittoria di stasera, la mia crew è la sesta volta che trionfa nel Battle of the Year. Io avevo già vinto l’anno scorso il contest dell’uno contro uno e quest’anno ho bissato il titolo. Stavolta me la sono giocata più d’esperienza infatti.
Come mai non hai provato la G-Shock Longest Powermove Battle, così potevi puntare al “triplete”?
Volevo farla, ma durante la finale dell’uno contro uno ho avuto un piccolo stiramento alla coscia e non ho voluto rischiare, visto che dovevo partecipare alla gara tra crew. Mi è dispiaciuto molto perché adoro questa sfida ed amo i G-Shock. Volevo vincerlo assolutamente!
Il tuo è stile è molto particolare! Ti prendi gioco dell’avversario irridendolo, dando impressione di essere molto sicuro di te. E’ una caratteristica nata col tempo?
Io mi alleno da sette anni in strada, quindi ho imparato ad avere un certo contatto con il pubblico. Mi piace strappare dei sorrisi a chi mi vede. Mi viene naturale giocare con il pubblico e con l’avversario. Io amo i clown da strada e certe loro caratteristiche, le faccio fondere con il mio breaking.
Quante ore ti alleni al giorno?
Quando ero più piccolo mi allenavo il più possibile. Ora che l’età avanza cerco di allenarmi il meno possibile ma il più intensamente. Da poco ho creato un progetto chiamato B-Student: una community di breaking in cui creiamo appuntamenti dove ci alleniamo, dove proiettiamo video, dove insegniamo l’inglese, dove facciamo potenziamento fisico e molto altro ancora.
Per concludere, avendo vinto per sei anni l’edizione italiana, immagino che ora il vostro obiettivo sia il mondiale giusto?
Nel 2012 siamo arrivati come crew, quinti al mondiale: un risultato unico per un collettivo italiano. Io sono nato con le videocassette del Battle of the Year e per me salire su quel palco, è stata un’emozione unica. Mi gratifica molto che un veterano come Storm, abbia votato noi come sua preferenza. Ora, dopo un anno di pausa, vogliamo per forza tornare su quel palco!
Ringrazio Kacyo per la sua disponibilità e G-Shock per avermi fatto assistere ad una serata così. Mi ha sorpreso molto l’energia dei breakers e del pubblico, per lo più giovanissimo, che lascia sperare ad un futuro italiano sempre più florido nel mondo del breaking.
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