lunedì 24 aprile 2017

SURFABLOG.COM INTERVISTA DAVIDE CHINELLATO

Durante l’ultima registrazione di Curiosity in sede da RCS, ho incontrato Davide Chinellato, giornalista de La Gazzetta dello Sport, con il quale ogni volta che ne ho l’opportunità scambio due chiacchiere sull’NBA. Nel nostro ultimo incontro mi ha aggiornato sulla sua carriera raccontandomi una grande novità: dopo essere stato nel 2016 l’unico straniero, al di fuori di Stati Uniti e Canada, a votare l’MVP delle Finals, quest’anno è diventato il primo italiano, insieme a Flavio Tranquillo (per leggere la sua intervista clicca qui), ad esprimere il proprio voto per i premi stagionali, tra cui l’MVP della Regular Season. Essendo questa una novità assoluta, gli ho fatto numerose domande a riguardo, e a quel punto gli ho proposto un’intervista sul blog così da condividere queste curiosità con tutti gli utenti appassionati di basket. Davide è nato a Venezia ed ha 29 anni, fa il giornalista dal 2000, lavora per la Gazzetta dal 2008 con assunzione dal 2012, e segue l’NBA dal 2005. Vai su “Continua a Leggere” per la sua intervista.


Come ti sei appassionato così tanto al basket? Mi racconti la tua storia?
“Sono sempre stato un amante dello sport, e da bambino avevo una passione sfrenata, quasi enciclopedica, per il calcio. Ho sempre visto il giornalismo come la mia professione. Il basket era uno dei tanti sport che seguivo, e mi ci sono appassionato nel 2003 quando il giornale di Venezia, per cui lavoravo, mi ha chiesto di seguirlo. La pallacanestro dal vivo mi piaceva molto, e pochi mesi dopo sono andato per la prima volta a New York e al Madison Square Garden, che era una tappa obbligata. Dovevo scegliere tra i Rangers (hockey) ed i Knicks (basket) e, per questioni di calendario, capitarono questi ultimi. Il basket visto dal vivo mi è sembrato meraviglioso, e da lì è nata una passione sempre crescente. Essere a contatto con gli addetti ai lavori mi ha portato ad apprezzare ancora di più questo sport, visto che a livello base è molto più un fatto di passione che di professione. Quando parli con i dirigenti che lavorano per una squadra di Serie C da trent’anni, percepisci il vero amore per la pallacanestro, che mi è stato trasmesso in modo piuttosto forte. L’NBA è venuta in seguito, visto che sono sempre stato uno a cui piace puntare al massimo”.

Nel 2016 sei stato il primo giornalista internazionale a votare l’MVP delle Finals, e quest’anno il primo italiano a farlo insieme a Tranquillo. Come te lo hanno comunicato?
“Il modo in cui mi hanno comunicato che avrei votato l’MVP delle Finals è stato abbastanza strano. Prima di Gara-5 ad Oakland, con i Warriors che avevano la chance di vincere visto che erano avanti per 3 ad 1, mi avvicina Mike Perrelli che è uno dei PR NBA, che io già conoscevo, e mi fa “Davide vorremmo che tu votassi per l’MVP delle Finals”. Tieni conto che io sapevo che l’anno precedente avevano votato in 11 persone, per cui io gli ho detto “Ok grazie Michael, sono molto onorato”, ma tra me e me pensavo che avessero allargato il bacino di voto. Mike mi ha spiegato un pò come funzionava “Ti mando un mio collaboratore che ti darà un fogliettino; durante la partita tu indichi il tuo MVP e lo stesso incaricato, al termine del match, verrà a riprenderselo”. Ho scoperto che avevano votato 11 persone solo quando hanno comunicato il risultato alla fine di Gara-7, ed è stata un’emozione grandissima per me. Mi è sembrato un enorme riconoscimento della professionalità, che sinceramente non mi aspettavo, visto che si trattava di un compito limitato solo ai grandi nomi del basket americano. Sono molto amico di un ragazzo, Kevin, che lavora in NBA con il compito di coordinare i team internazionali, e quindi faceva da supervisore del lato NBA quando Gazzetta era partner, e dopo Gara-5 gli ho dato la notizia che la lega voleva che votassi l’MVP delle Finali. Lui mi risponde “Ah ok, complimenti”, ma come me pensava che quell’anno fosse un voto allargato. In seguito, quando ci siamo rivisti a New York, mi ha detto “Scusami, ma non mi sono mai complimentato come si deve per quella storia””.

Invece quest’anno com’è successo?
“Quest’anno invece è arrivata una mail. In realtà ho votato anche i titolari dell’All-Star Game, e anche qui non sapevo nulla fino a Gennaio. Tieni conto che le votazioni si aprono a Dicembre e io avevo postato sul blog che ho su Gazzetta i miei titolari. Quattro giorni prima della chiusura delle votazioni mi è arrivata una email dal capo della comunicazione NBA, che mi informava che ero stato scelto per far parte della giuria media che avrebbe votato i titolari. Poco dopo è arrivata una mail dalla società che si occupa della gestione dei voti, che spiegava le modalità. Per i voti di fine stagione è arrivata una mail solo dalla società di cui ti ho parlato”.

E quanti sono i votanti?
“Non è stato comunicato; l’anno scorso erano 130, ma sono stati apportati dei cambiamenti alla giuria visto che sono stati tirati fuori tutti i giornalisti pagati direttamente dalle squadre. Evidentemente sono entrati dei giornalisti internazionali, e se fosse come per la giuria dell’All-Star Game, c’erano 96 voti di cui 10 al di fuori di Stati Uniti e Canada”.

L’anno scorso per chi hai votato?
“Ho votato LeBron James e lo avrei fatto anche in caso di vittoria di Golden State, perché in Gara-7 avevi le due opzioni. Nelle altre due partite avevo Klay Thompson dopo Gara-5, e non ho votato dopo Gara-6 perché Cleveland aveva un vantaggio talmente grande, tanto che mi sono tenuto il fogliettino di voto, che ho incorniciato ed appeso a casa”.

Quest’anno invece puoi dire chi hai votato?
“Ho votato James Harden! Lui e Westbrook hanno fatto due stagioni storiche, ma secondo me Harden ha una season che a livello individuale è solo un gradino sotto a Russell, ma ha più vittorie di squadra (cosa da tenere in considerazione nella votazione dell’MVP) e soprattutto, molto più di Westbrook è riuscito ad aiutare i compagni a rendere al massimo. Eric Gordon è infatti il mio sesto uomo dell’anno, Pat Beverley ha fatto una stagione spettacolare, Capela idem, mentre non c’è un altro giocatore di Oklahoma City che abbia fatto lo stesso oltre al capitano della squadra.”

Come funziona la votazione? L’altra volta mi dicevi che le squadre fanno una sorta di campagna elettorale, giusto?
“La mail da NBA è arrivata il 3 Aprile con chiusura delle votazioni il 14, e molte squadre, ma non tutte, fanno campagna per i propri giocatori. Non sono arrivati gadget quest’anno, mentre su Twitter ho visto che negli anni passati mandavano bamboline con le facce dei candidati. Sono arrivate diverse mail, e quella che mi ha colpito di più è stata quella di Golden State, dato che ci ha messo un tocco personale. Un PR della franchigia invitava a telefonargli così da poter illustrare perché alcuni dei loro atleti meritavano i premi in palio. Milwaukee aveva promesso di stampare delle banconote da 1 $ con la faccia di Malcolm Brogdon, che è il loro candidato a Rookie dell’anno. In seguito hanno cambiato idea dicendo che avevano preferito devolvere quei soldi in beneficenza. Houston invece ha realizzato dei siti personalizzati per ognuno dei propri candidati.”

Leggevo che quest’anno è la prima volta che fanno un evento con Drake per questi premi..
“Esatto. Quest’anno ci sarà la prima cerimonia degli Oscar NBA, e si svolgerà a New York il 26 Giugno. E’ anche la prima volta che i premi vengono aggiornati così tardi ed è molto strano essendo relativi alla Regular Season. L’MVP veniva annunciato nella prima settimana di Maggio, ma già in questo periodo trapelava la notizia sul vincitore. E' da tempo che l'NBA voleva uno show televisivo per annunciare tutti i suoi premi, e lo ha ottenuto grazie al nuovo contratto di 24 miliardi di $ per 9 anni con ESPN.”

Hai intervistato tante stelle NBA. La più bella intervista con chi è stata e perché?
“Ricordo molto volentieri Kobe Bryant l’anno scorso quando è venuto qui. Nike ha messo su un bel salottino con lui, Messina, Belinelli e il sottoscritto. Kobe ha un grande carisma e parla italiano, per cui è quello con cui interagisci meglio. L'intervista durante l’All-Star Game con LeBron James è stata molta interessante. Lui era arrivato con un giorno di ritardo, non aveva parlato nel Media Day ed in quella occasione c'era una situazione di mischia molto importante. Io ero in prima fila, molto vicino a lui, e gli ho fatto un paio di domande. Mi ha colpito molto la sua determinazione ed il suo aver molto chiaro in mente cosa dire.”

Chi sogneresti di intervistare? Anche se la domanda potrebbe sembrare scontata!
“In realtà all’inizio sognavo di intervistare Popovich, e l’abbiamo fatta a Berlino quando sono venuti gli Spurs. Lui nella Pre-Season è molto più rilassato rispetto al solito, quindi non mi ha dato rispostacce. Sognerei di intervistare Tim Duncan, che mi manca tra i grandi. Non c’è stata occasione, ed ora che si è ritirato la vedo dura.”

Ora delle domande a bruciapelo. Chi vincerà l’NBA?
“Golden State”.

Squadra rivelazione?
“Milwaukee”.

Miglior giocatore italiano di sempre?
“Eh questa è dura. Direi Marco perché ha vinto, e Danilo per il talento”.

Miglior giocatore in assoluto?
“Jordan”.

Nonostante ciò preferiresti intervistare Tim e non lui..
“Perché con Jordan c’è stato già un contatto ravvicinato, ma non era un’intervista. Sempre grazie allo sponsor sono stato a Parigi due anni fa per un evento con lui dedicato al lancio delle Air Jordan XXX. Siamo stati in una sala ristretta e già da lì capisci quanto carisma abbia e quanto la sua presenza in una stanza con dieci persone cambi la situazione. Lo ascolteresti anche se parlasse di questo tavolo”.

Secondo te cosa servirebbe al basket italiano per crescere di più?
“Meno provincialità, dei dirigenti dedicati e una mentalità più internazionale. Si guarda troppo al proprio orticello e troppo poco a quello che c’è in giro. Negli ultimi anni il campionato italiano è precipitato a livello di qualità. Non ci sono più i soldi che c’erano negli anni ’80, ci sono più squadre in NBA e c’è più concorrenza. L’Italia, nel basket come in tante altre cose, credo che sia indietro rispetto ad altre nazioni, e non penso abbia ben chiaro come tornare sulla retta via. E’ una cosa ciclica, ma siamo da troppo tempo nella parte bassa.”

Per te ci sarà un prossimo italiano in NBA?
“Potrebbe tornare Datome e non sarebbe male. Uno nuovo potrebbe essere Melli, anche se parliamo di giocatori di rotazione. Non seguo così tanto il basket giovanile per dirti se c’è una nuova stella, ma all’orizzonte non vedo un nuovo fenomeno come quando c’era Gallinari a Milano. Passato questo ciclo penso che bisognerà aspettare un pò.”

Tifi una squadra in particolare?
“Ho una simpatia per New York, perché è la prima squadra che ho visto dal vivo e la prima città che ho visitato.”

Come me! Domande più personali ora: il basket va a braccetto con il Rap. Ascolti musica? Qual è il tuo artista preferito?
“Mi piace tanto variare. Ho avuto un periodo Indie, uno Hip-Hop, e adesso sto divorando il nuovo album di Kendrick Lamar. La musica dà tante emozioni, quindi confinarsi in un solo genere può essere limitante.”

Sempre nel basket sono fondamentali le sneakers. Sei un appassionato? Ne hai una preferita?
“Non mi ritengo un appassionato, ma uno che segue l’evoluzione anche per ragioni professionali. E’ interessante capire i modelli e sapere quelle con il nome dei giocatori. Quando mi hanno regalato le Air Jordan XX9 me ne sono innamorato.”

Il momento più bello della tua carriera?
“Senza dubbio l’anno scorso alle Finals. Gara-7 l’ho vissuta in trans. Quando segui un evento del genere di solito scrivi mentre succede, per essere pronto alla fine. Negli ultimi cinque minuti di quella partita non ho scritto neanche una parola. Era un momento troppo bello e intenso per non goderselo, e per mia fortuna non avevo una deadline precisa alla fine del match. La parata a Cleveland con un milione e mezzo di persone non la dimenticherò mai. Sono state tre settimane fantastiche”.

Un avvenimento insolito che ti è successo e che ricorderai per sempre?
“Ricordo la prima volta che mi hanno chiesto un autografo nel 2006. Lavoravo per una piccola tv a Venezia e mi occupavo del Venezia Calcio.”

Prossimi progetti? Cosa sogni per il tuo futuro?
“Sogno di tornare alle Finals e sta diventando realtà. Cerco sempre di migliorare professionalmente e non mi sono mai sentito arrivato, per cui ho bisogno di sfide. Voglio seguire ancora l’NBA e mi piacerebbe molto farlo dagli Stati Uniti. Vorrei stabilirmi in una città americana, che per ragioni professionali potrebbe essere una degli italiani che giocano nella lega e seguire da lì una intera season.”

Te che in Italia vivi e scrivi di NBA, noti un incremento del pubblico?
“Mi sembra che sia molto in crescita, e che sia quasi tornato ai livelli dell’era Jordan. Il bello è che appassiona sia un pubblico della mia età, sia molti giovani dai 25 in giù. L’NBA è la lega più in crescita, e viene seguita subito dopo dal calcio. Anche il merchandising sta facendo breccia persino nelle persone che non ti aspetti."

Hai qualche cimelio a cui sei particolarmente legato?
"No, in realtà nessuno in particolare. Ho tutti gli accrediti dei miei viaggi NBA appesi in casa e la maglia personalizzata dei Celtics, che NBA mi ha regalato quando sono venuti a Milano nel 2015.”

Conoscevi già Surfablog? Segui il mondo dei blog?
“Sì il tuo blog lo conoscevo. Il mondo dei blog in generale non riesco a seguirlo come vorrei, ma lo trovo molto interessante. Scopro spesso alcuni blogger che sono decisamente meglio di alcuni professionisti.”

Ringrazio Davide per la sua disponibilità. E’ sempre bello vedere un ragazzo italiano che raggiunge risultati del genere, facendo della propria passione un lavoro.
Surfa